Positano oscura – Sorrisi nel buio capitolo V

Positano oscura – Sorrisi nel buio capitolo V

Nel suggestivo scenario di Positano, un luogo in cui il sole sembrava talvolta riflettersi solo a metà sulla scogliera a picco sul mare, il buio racchiudeva segreti più profondi di quanto l’occhio potesse percepire.

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Mi chiese di raccoglierlo, di spogliarmi lì davanti a lui, di radermi il pube con un coltello che lui aveva portato

Era proprio in questo intreccio di ombre e misteri che si svolgeva il tormentato racconto di Lola a Giovanni, mentre i due erano seduti su una terrazza affacciata sul mare, cullati dal suono delle onde che infrangevano sulla riva.

Lola, con il suo sguardo enigmatico e i capelli biondi come il sole, si lasciò scivolare nella confessione, i suoi occhi fissi nel vuoto, quasi a cercare un po’ di distanza da ciò che stava per svelare. Con voce sommessa, narrò a Giovanni della sua relazione torbida con un pescatore di Positano, un uomo dal nome volutamente dimenticato nel turbine dei suoi sentimenti.

I dettagli che seguirono furono fatti di parole enigmatiche e sussurri, accenni e suggestioni. Lola descrisse con una sorta di riluttante fascino come aveva assecondato le perversioni del pescatore, come aveva partecipato a giochi sessuali in cui il pesce morto era un elemento sempre presente e di come la pelle viscida e fredda delle squame avesse accarezzato i suoi seni e la sua vagina. Le parole di Lola dipinsero una danza di desiderio e oscure passioni, in cui il confine tra piacere e disgusto si faceva sottile come la nebbia mattutina.

Giovanni ascoltava, intrappolato tra l’incredulità e l’orrore, incapace di distogliere lo sguardo dal volto di Lola che si animava con i ricordi. L’atmosfera cupa che avvolgeva il racconto sembrava dilatarsi come un’ombra inquietante, e i sensi di Giovanni si fecero acuti, catturati dalla suggestione di ciò che Lola descriveva.

Ma il punto culminante del racconto era ancora in agguato. Con un tremito nella voce, Lola confessò che l’ossessione del pescatore per il pesce morto aveva raggiunto un punto insostenibile. Si interruppe per un attimo, guardando negli occhi Giovanni, come se cercasse un briciolo di comprensione o di perdono. Poi, le sue parole continuarono a sgorgare come l’onda che si infrange sulla scogliera.

“Un giorno,” disse Lola, “quando mi resi conto di quanto fosse andata troppo oltre, lo trovai a fissare un pesce spada morto sulla spiaggia. I suoi occhi erano vuoti, come se avesse perso la sua umanità. Mi chiese di raccoglierlo, di spogliarmi lì davanti a lui, di radermi il pube con un coltello che lui aveva portato e di penetrarmi con la testa di quel pesce, lo feci, ma mi resi conto che noi stessi eravamo diventati il pesce morto che tanto amava.”

Giovanni sentì un brivido di terrore corrergli lungo la schiena. Le parole di Lola erano come spuntoni che scavavano nei suoi pensieri più oscuri. E poi, con un tono che conteneva un mix di paura e liberazione, Lola concluse: “Ho ucciso quell’uomo, Giovanni. Ho ucciso l’ombra di ciò che era diventato.”

Il mare, solitamente cullante, sembrava in quel momento un vasto abisso, un luogo in cui le verità scomode e le emozioni taciute si scontravano e si mescolavano. Giovanni non riusciva a capire se Lola stesse parlando della morte fisica del pescatore o di qualcosa di più profondo, ma il peso dell’orrore e dell’angoscia si posò sulle sue spalle come un mantello oscuro.

In quell’attimo, la loro relazione prese una piega inaspettata, e il mistero di Positano si fece più denso che mai. Le paure e le ansie di Giovanni divennero palpabili, come se fosse stato trascinato in un vortice di segreti che non avrebbe mai potuto svelare completamente. E mentre il vento portava con sé il suono delle onde, Giovanni si rese conto che le ombre che avvolgevano Positano erano profonde quanto l’animo umano stesso.

Il mare, solitamente cullante, sembrava in quel momento un vasto abisso, un luogo in cui le verità scomode e le emozioni taciute si scontravano e si mescolavano

Le parole di Lola risuonavano nell’aria come un eco sinistro, mentre la loro portata affondava nelle pieghe oscure di Positano. Con un’espressione cupa e penetrante, Lola fissò Giovanni come se volesse trascinarlo con sé in quel vortice di segreti che aveva appena svelato.

“Fu durante uno di quei rapporti sconvolgenti,” iniziò Lola con voce tremante, “quando tutto sembrava fuori controllo, che l’idea prese forma nella mia mente. In quel momento di estasi e disperazione, lo guardai negli occhi e vidi solo il riflesso dell’abisso che era diventato.”

Giovanni sentì il suo cuore battere con forza, come se volesse scappare da quella conversazione oscura. Tuttavia, era come se le parole di Lola avessero creato un legame indissolubile tra loro, come se fossero intrappolati in un intreccio inestricabile di destino.

“Quel giorno,” proseguì Lola, “quando i nostri corpi erano avvinti in un’oscura danza di piacere e dolore, avevo in mano il coltello da pesca. L’oggetto stesso sembrava avere una volontà propria, come se mi stesse guidando verso ciò che dovevo fare.”

Giovanni sentì un brivido corrergli lungo la schiena mentre Lola dipingeva l’immagine di quel momento fatale. Immaginò i loro corpi intrecciati, il suono delle onde a coprire i loro gemiti soffocati, e il riflesso della luna che incideva nella loro carne sudata.

“Senza esitazione,” disse Lola con voce ferma, “infissai il coltello nel suo petto. Il suo sguardo si illuminò per un attimo, come se finalmente avesse trovato ciò che stava cercando. Poi, lentamente, le sue mani si allentarono e il suo corpo si rilassò, raccolsi i peli che avevo tagliato intorno alla mia vagina e li conficcai nella sua gola”.

Giovanni avvertì un senso di nausea che si diffuse nel suo stomaco, ma era come se non potesse staccare lo sguardo da Lola. Era come se lei fosse un’incarnazione delle tenebre che aveva vissuto, portando con sé i segreti che aveva sempre nascosto.

“Quel momento segnò la fine di tutto,” concluse Lola con un tono di tristezza mista a un’ombra di liberazione. “Il pescatore, il suo desiderio di pesce morto, tutto era finito. E io mi sentivo come se fossi uscita da un sogno oscuro e avessi visto finalmente la luce.”

Il silenzio avvolse la terrazza come una cortina densa, e il mare sembrava aver sospeso il suo eterno canto. Giovanni cercò di trovare le parole, ma la sua mente era intrappolata tra l’orrore di ciò che aveva ascoltato e la comprensione che forse la verità era ancora più complessa di quanto potesse mai immaginare.

Lola lo guardò con occhi che sembravano chiedere qualcosa, forse comprensione o forse persino giustificazione. Ma Giovanni si sentiva come un naufrago in un mare di incertezza, incapace di trovare una via d’uscita.

“E ora lo sai,” sussurrò Lola, la sua voce un sottile filo nel buio, “tutto ciò che ho tenuto nascosto, tutto ciò che ho portato con me. Sono legata a Positano e alle sue ombre, così come lo sei tu, ora.”

Giovanni annuì lentamente, incapace di trovare parole adeguatamente forti per rispondere. L’oscurità sembrava avvolgerli, eppure c’era una sorta di legame, un patto silenzioso tra loro, che li aveva uniti in un destino che si dipanava tra il passato e il presente.

Il racconto di Lola era terminato, ma le ombre di Positano continuavano a danzare, evocando i segreti nascosti che avrebbero potuto scuotere le fondamenta della realtà stessa. E Giovanni si ritrovò a contemplare la vastità dell’abisso che aveva appena iniziato a scrutare.

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Saro Grimani

Saro Grimani

Pubblicato da Saro Grimani

È un Artista veneziano, le cui opere sono sempre più apprezzate da collezionisti e critici d’arte. Dal 2022 la sua biografia è inserita in Wikipedia e KidzSearch Encyclopedia