Hotel Vico Equense

Hotel Vico Equense

Troviamo un Hotel a Vico Equense e scoprirai tutto.

Disse Lola a Giovanni.

Ma dove trovare un hotel a Vico Equense a quell’ora della notte?

Nel buio avvolgente, mentre si percorreva la tortuosa strada statale 145 che serpeggiava attraverso la Penisola Sorrentina, la sensazione di essere entrati in un mondo misterioso e tenebroso diventava sempre più intensa. Dopo aver lasciato Castellammare di Stabia alle spalle, il territorio di Vico Equense si apriva di fronte a noi. La strada si inerpicava lungo la costa, e ad ogni curva si rivelavano scorci inquietanti del paesaggio circostante: il nero profondo del mare a destra e le ombre minacciose degli ulivi sui pendii collinari a sinistra.

Era in questo scenario che Lola e Giovanni, due figure enigmatiche, si ritrovarono. Lola, dai capelli biondi come il sole e occhi penetranti come lame, si era legata a Giovanni, un uomo dal passato oscuro e sguardo scrutatore. Era come se il loro destino fosse stato tracciato in quella strada oscura, tra le pieghe di Vico Equense.

Ecco un hotel, disse Giovanni e nell’ombra si ergeva il Castello Giusso, un’imponente struttura che dominava la Marina di Vico, simbolo dei misteri celati da quei centri abitati arroccati sulle sporgenze rocciose come avamposti in un mondo segreto. Ma sotto la superficie placida, si celavano segreti che avrebbero potuto cambiare il corso delle loro vite.

Hotel Vico Equense

Epilogo di Sorrisi Nel Buio – Capitolo VI – Hotel a Vico Equense

Vico Equense, un territorio vasto e inquietante, si distendeva di fronte a loro. La vista sul Golfo di Napoli e sul Vesuvio creava un’atmosfera sinistra, mentre il paesaggio si arrampicava sulle pendici del Monte Faito e del Sant’Angelo a Tre Pizzi. Il cuore del centro storico, con le sue strade ortogonali e dettagli architettonici, sembrava nascondere antichi intrighi e segreti sepolti nel tempo.

Lola e Giovanni si addentrarono nell’oscurità, esplorando i vicoli e gli angoli nascosti di Vico Equense. La Chiesa della Santissima Annunziata, con il suo terrazzino panoramico che si affacciava sul mare, sembrava un luogo dove poter gettare uno sguardo nel vuoto, in un abisso di misteri irrisolti. Il Castello Giusso, con la sua storia di modifiche strutturali e segreti sepolti nelle sue pareti massicce, incarnava l’anima enigmatica di quel luogo.

Ma il cuore oscuro di Vico Equense si svelava pienamente nel Museo Mineralogico Campano, dove migliaia di minerali provenienti da ogni angolo del mondo sembravano custodire segreti ancestrali. I minerali del Vesuvio e del Monte Somma, le pietre fluorescenti che brillavano sotto la luce ultravioletta, sembravano catturare l’essenza misteriosa di quel luogo.

Lola e Giovanni non si accontentavano di esplorare solo il centro abitato. Si inoltrarono nelle colline, lungo la Via Raffaele Bosco, passando per i casali collinari che sembravano custodire antiche storie e leggende. San Vito, Pietrapiano, Bonea… ognuno di quei luoghi portava con sé un’atmosfera cupa e un passato di cui si poteva solo indovinare la verità.

Hotel Vico Equense

In mezzo a quell’oscurità, tra i sorrisi enigmatici di Lola e lo sguardo profondo di Giovanni, si dipanava un intreccio di misteri, segreti e passati oscuri. Vico Equense, con la sua bellezza inquietante e le sue ombre profonde, era il palcoscenico di un noir affascinante e misterioso, in cui ogni sorriso nascondeva un segreto nel buio.

Nel cuore oscuro della notte, tra le ombre inquietanti di Vico Equense, Lola si aprì a Giovanni come un libro nero di segreti, svelando l’orrore celato dietro i suoi occhi penetranti. L’aria densa di mistero sembrava palpabile, come se i segreti di Lola si fondono con l’oscurità stessa.

Seduti su una panchina solitaria nella Piazza Umberto I, il cuore della città che sembrava avere visto troppe storie oscure, Lola svelò la sua vera natura. Il fruscio delle foglie nelle vicinanze sembrava essere un sussurro del passato, un eco dei crimini che avevano segnato le strade. La fontana dei delfini, che una volta aveva zampillato con gioia, sembrava ora gorgogliare con un tono più sinistro.

Lola iniziò a raccontare le sue azioni atroci, le vite che aveva tolto senza pietà. I suoi occhi azzurri rivelavano una strana combinazione di rimorso e fredda determinazione. Aveva ucciso diversi uomini, tra cui il pescatore, il giornalista e il prete. Uno solo era sfuggito alla sua sete di vendetta: il grande vecchio. Questo era il motivo del suo ritorno a Sorrento, la sua ricerca implacabile per trovarlo e completare la sua macabra collezione.

La confessione di Lola scivolò nell’aria come una melodia stonata, mescolandosi con le ombre che si allungavano tra gli edifici. I dettagli erano spietati, quasi come se la brutalità dei suoi atti fosse amplificata dall’atmosfera cupa del luogo. Le vittime erano state uccise durante i loro momenti più intimi, unendo il piacere e l’orrore in una danza mortale.

I luoghi di Vico Equense, ora, sembravano avere un’aura ancora più tetra. Il Castello Giusso, che aveva una volta incarnato la maestosità dell’architettura difensiva, sembrava ora custodire il segreto di Lola come un testimone silenzioso delle sue oscure confessioni. La Chiesa della Santissima Annunziata, con il suo terrazzino panoramico che offriva una vista spettrale sulla notte, sembrava ora un luogo di giudizio.

Le parole di Lola risuonavano nell’oscurità, come il richiamo di un’ombra ancestrale. Non c’era posto per la redenzione in quel racconto, solo un’oscurità inesorabile che si espandeva attraverso i vicoli e le strade deserte. Giovanni, con lo sguardo fisso su Lola, sentiva come se il velo fosse stato sollevato dalla realtà, rivelando una verità troppo cupa per essere accettata.

Mentre le sue parole si placavano nell’aria, l’atmosfera notturna sembrava addensarsi. Lola aveva svelato la sua vera essenza, un mostro dalla bellezza travolgente. Era come se la stessa città si stringesse in una morsa di terrore, mentre i segreti e gli orrori si mescolavano in un intreccio insidioso, come le strade di Vico Equense.

Le parole di Lola risuonavano nell’aria come un’eco sinistra, un sussurro proveniente dall’oscurità stessa. Giovanni la fissò, i suoi occhi che cercavano di penetrare l’abisso nascosto dietro i suoi. “Hai fatto tutto questo?” chiese, la voce tremante.

Lola annuì lentamente, uno strano sorriso danzava sulle sue labbra. “Sì, Giovanni. Sono stata io. E ora, grazie a te, ho finalmente trovato il grande vecchio.”

Giovanni sentì un brivido corrergli lungo la schiena. “Cosa intendi?” balbettò, il panico iniziava a prendere il sopravvento.

Lola alzò lo sguardo, fissandolo con intensità. “Ho visto il grande vecchio nella tua barberia, quando sono arrivata qui, l’ho seguito, so dove abita, ho scoperto dove si nascondeva.”

Giovanni iniziò a capire, le connessioni si stavano formando nella sua mente. Era stato lui a guidarla, a condurla al suo obiettivo. “Ma perché?” chiese, la confusione si dipingeva sul suo volto.

Lola si avvicinò a lui, l’oscurità della notte sembrava avvolgerli entrambi. “Perché ho bisogno di chiudere il cerchio. Il grande vecchio è l’unico che è sfuggito alla mia vendetta. Ma ora, grazie a te, posso finalmente completare la mia opera.”

Giovanni tentò di allontanarsi, ma le sue gambe sembravano non rispondergli. “Cosa farai?” chiese, la voce debole, mentre l’oscurità avvolgeva l’hotel a Vico Equense.

Lola sorrise in modo malizioso. “Domani mattina, andrò da lui e metterò fine a tutto. Esattamente come sto facendo ora con te.”

Hotel Vico Equense

Giovanni sentì il terrore agitarsi dentro di lui. “Cosa mi hai fatto?” sussurrò, cercando di lottare contro la sensazione di debolezza che lo stava avvolgendo.

Lola prese qualcosa dalla sua borsa e lo mostrò a Giovanni. Era una piccola fiala con un liquido scuro. “Ho sempre usato lo stesso metodo, sai. Durante un momento intimo, qualcosa che avvicina le persone come niente altro. E poi il segno distintivo…taglio dei peli dal mio pube e li inserisco nella gola dei cadaveri, sono anni che la polizia cerca di capire chi sono”, disse, con una malvagità palpabile nella sua voce.

Giovanni sentì il terrore trasformarsi in disperazione. “Perché mi stai facendo questo?” chiese, le lacrime agli occhi.

Lola lo guardò freddamente. “Perché sei stato un tramite, Giovanni. E ora è giunto il momento di chiudere il cerchio.”

Giovanni sentì le sue forze abbandonarlo, mentre l’oscurità si faceva più densa intorno a lui. Si aggrappò alla panchina, cercando di resistere, ma sapeva che era inutile.

Le ultime parole di Lola risuonarono nelle sue orecchie, come un’ombra avvolgente. “Addio, Giovanni.”

Giovanni sentì il liquido amaro scorrere nella sua gola, avvolgendolo in una morsa mortale. La sua vista si annebbiò, e un senso di torpore lo travolse. L’oscurità lo inghiottì, e lui cedette, il suo respiro si fece sempre più lento, finché tutto svanì.

Nell’oscurità di quella notte, la storia di Giovanni e Lola si concluse in una tragica sinfonia in un hotel a Vico Equense, con la sua atmosfera cupa e il suo passato inquietante, aveva assistito a un altro capitolo nel suo libro di misteri. E mentre l’alba iniziava a colorare il cielo, la città sembrava ancora trattenere i segreti sepolti nel suo cuore oscuro.

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Saro Grimani

Saro Grimani

Pubblicato da Saro Grimani

È un Artista veneziano, le cui opere sono sempre più apprezzate da collezionisti e critici d’arte. Dal 2022 la sua biografia è inserita in Wikipedia e KidzSearch Encyclopedia