Sesso saffico, arte e morte agli scavi di Pompei

Sesso saffico, arte e morte agli scavi di Pompei

Napoli, 4 settembre 2023 – Nel cuore delle antiche rovine di degli scavi di Pompei, un un gruppo di donne pratica sesso saffico, tra opere d’arte e morte dentro il famigerato Lupanare.
Nel cuore degli scavi di Pompei, tra le strade polverose e i ruderi antichi degli scavi, cinque donne si ritrovarono nel buio e nell’ombra del noto Lupanare, per condividere il loro sesso saffico. Erano diverse nel carattere e nell’aspetto, ma avevano un legame profondo che le univa, un segreto che solo loro condividevano, solo all’interno degli scavi di Pompei si poteva fare sesso. Non si trattava di un segreto oscuro o proibito, ma di un amore saffico e sesso che aveva unito le loro anime in un mondo antico in cui l’amore tra donne era più accettato.

Ad un solo uomo era concesso entrare durante quegli incontri agli scavi di Pompei: Saro Grimani, un pittore locale noto per le sue pitture non convenzionali.

Tra loro c’era Livia, la più anziana e saggia del gruppo, con i capelli grigi e gli occhi penetranti. Poi c’era Giulia, giovane e vivace, con una risata contagiosa che riempiva la stanza. Clelia era la più timida, sempre in cerca di conforto nelle braccia delle altre. Agostina, con i suoi capelli neri come l’ebano, era la più sensuale e affascinante del gruppo. Infine, c’era Flavia, la poetessa del gruppo, con la mente sempre in viaggio tra le stelle e le parole.

Pompei scavi

Si ritrovavano segretamente nel Lupanare, all’interno degli scavi di Pompei, lontane dagli occhi indiscreti, mentre Saro Grimani dipingeva i dettagli più intimi, per condividere i loro desideri, le loro passioni e le loro storie d’amore e di sesso. La luce fioca delle candele danzava sulle pareti sporche di fumo, mentre si raccoglievano attorno a un tavolo di legno grezzo.

Nella penombra del Lupanare degli scavi di Pompei, tra le pareti di pietra, le cinque donne condividevano momenti di intimità che andavano oltre il semplice legame di amicizia. I loro cuori battevano all’unisono, i loro sguardi si incrociavano in modo significativo, e le loro mani si cercavano in un abbraccio segreto, in un minuto di sesso.

Livia, con i suoi capelli grigi, era la guida spirituale del gruppo. Spesso prendeva Giulia, la giovane e vivace, sotto la sua ala protettrice. Durante le notti quiete nel Lupanare, si sedevano insieme su un vecchio tappeto di stuoia, il lume delle candele danzava sulle loro pelle chiare, circondate dalle opere non convenzionali di Saro Grimani.

Le dita di Livia scorrevano delicatamente lungo il viso di Giulia, seguendo il contorno delle labbra carnose, fino ascendere per il collo, arrivando ai capezzoli dei turgidi seni di Giulia, poi un bacio tenero, dolce come il nettare, sigillò il loro legame segreto. I loro respiri si mescolarono, e un sussurro di desiderio si diffuse nell’aria carica di tensione, mentre le loro vagine iniziavano ad inumidirsi.

Clelia, la timida, si rifugiava spesso tra le braccia calde di Agostina . I loro corpi si avvicinavano lentamente, come onde che si infrangevano sulla riva di un mare d’amore. Clelia si svelava piano piano, aprendo il suo cuore e il suo corpo ad Agostina, svelando la liscia pelle del suo corpo, dei suoi soffici glutei e dei suoi morbidi seni inturgiditi dal rossore dei capezzoli, come tizzoni ardenti all’interno degli scavi di Pompei.

Le labbra di Agostina sfiorarono dolcemente la fronte di Clelia, un gesto di tenerezza e compassione. Le carezze lungo la schiena nuda di Clelia erano come un’ode al piacere puro. La loro passione cresceva, ma sempre con rispetto per la fragilità di Clelia.

Flavia, la poetessa sognatrice, si avvicinava a Livia con occhi innamorati. Le parole che aveva scritto con tanto amore trovavano vita nei baci ardenti che si scambiavano. I loro corpi si fondevano in una danza sensuale e poetica, le loro lingue si univano in una calda danza, scendendo lungo la pancia, fino ad arrivare al soffice pube completamente glabro.

Flavia cullava Livia tra le sue braccia, le dita delicatamente intrecciate nei capelli grigi. I loro baci erano come versi di un’antica poesia d’amore, intima ed eterna. La loro connessione era una sinfonia di desiderio e passione, fusa in un bacio alle rispettive vagine, dato contemporaneamente, mentre i loro corpi formavano una forma simile a quella di un otto orizzontale …. l’infinito.

Nel silenzio della notte, mentre le candele si consumavano e le stelle scintillavano sopra gli scavi di Pompei, le opere di Saro Grimani si illuminavano mentre queste cinque donne condividevano un mondo segreto fatto di baci, carezze abbracci e sesso saffico. Il Lupanare era il loro rifugio, il luogo in cui potevano esprimere liberamente il loro amore saffico in una esplosione di sesso, lontane dagli occhi giudicanti della società.

Tuttavia, quella notte, la tragedia avrebbe gettato un’ombra su questo amore segreto, portando morte e mistero tra le loro vite intrecciate.


“Raccontami, Livia,” disse Giulia, sorseggiando il vino locale, “di quell’antica dea Lupa e delle sacerdotesse che praticavano la prostituzione sacra.”

Livia sorrise e iniziò a raccontare la storia delle sacerdotesse, le lupe, e come il loro legame segreto le aveva portate qui, in quel luogo oscuro.

Le notti passavano veloci tra risate, storie d’amore e confidenze. Ma una notte, mentre Flavia recitava una delle sue poesie più commoventi, un rumore improvviso proveniente dall’esterno interruppe il loro momento di intimità. Era un suono che non avrebbero mai immaginato di udire nel Lupanare: il tintinnio di una spada.

Le donne si guardarono spaventate e si alzarono di scatto. Agostina corse alla finestra e sbirciò fuori nell’oscurità. “C’è qualcuno lì fuori!” sussurrò, terrorizzata.

Livia prese un coltello da un tavolo e si avvicinò alla porta, pronta a difendere le sue compagne. Mentre apriva la porta con cautela, un uomo mascherato con un mantello nero entrò di soppiatto.

“Chi sei?” chiese Livia, cercando di mantenere la calma.

L’uomo mascherato si tolse la maschera, rivelando un volto familiare. Era Alessandro, l’amante di Giulia.

“Giulia,” disse con voce fredda, “avevo sentito voci su di te. Non credevo che fossero vere.”

Le donne erano impaurite e in silenzio. Giulia, con gli occhi pieni di lacrime, si avvicinò ad Alessandro. “Non capisci, Sandro. Questo è l’unico posto in cui possiamo essere noi stesse, in cui possiamo amarci liberamente.”

Ma Sandro non sembrava disposto a ascoltare. Estrasse una spada e si lanciò su Giulia, che cercò di difendersi con un grido. Livia intervenne prontamente, affrontando l’uomo. La stanza si riempì di grida e confusione mentre le altre donne cercavano di fermare la lotta.

Ma quando la polvere si posò, Giulia giaceva immobile a terra, mentre Sandro era gravemente ferito. Il sangue macchiava il pavimento di pietra antica.

Le altre donne guardarono inorridite il terribile risultato dell’incidente. La tensione era palpabile mentre cercavano di capire cosa fare. Avevano condiviso l’amore e il segreto, ma ora si trovavano in una situazione senza via d’uscita.

Nel cuore di Pompei, sotto l’ombra delle case sepolte dalla cenere vulcanica, immortalata da Saro Grimani, una storia d’amore aveva portato a un tragico omicidio, gettando un’ombra oscura sui segreti del Lupanare. Le cinque donne si trovavano ora al bivio, incapaci di prevedere cosa avrebbe riservato loro il futuro.

Elaborato dalla fantasia di Saro Grimani